E se tornassi indietro? Questo viaggio è una caduta rovinosa, una frana in un fiume rosso di violenza. Ogni passo che scendo è un’altra pietra che rotola negli abissi della coscienza del mondo. Tim dice di continuare, è convinto che io debba fare i conti con la mia storia. Ma se fosse la sua, invece, la storia? Se fosse lui il testimone che finisce sul banco degli imputati? La guida che conduce la sua comitiva in trappola? Lui è stato qui, in questo stesso posto, ancora prima di me, se mai io ci sia già passato, dalle parti di questo schifo. Secondo lui, l’altra volta non era messo così male. Come farebbe a saperlo altrimenti? Non trovo traccia di una sua recensione, stelle, palline, niente di niente. Io so solo che queste creature furiose che ho davanti, il corpo di un uomo, uno smartphone al posto della testa, mi fanno paura.
– Ehi, Siri, turn on the flashlight!
Una di loro mi ha puntato. Dagli altoparlanti suona una canzone.
Milioni di opinioni e non ti basta, sembra di essere caduti in un girone dell’inferno. O forse in Silent Hill.
In altre condizioni, avrei apprezzato l’ironia, grazie. Non ora, non qui, non davanti a te, mostro.
– Quel cappello è da sfigato. Scommetto che sei così stupido da tenerlo quando ti fai i selfie da caricare sui social. È questa la rappresentazione che sai dare di te? Pensi che così qualcuno ti noterà? Stronzate! Serve ben altro per farsi notare, per guadagnare un seguito. Ascolta uno che se ne intende, non fa per te. Hai un look patetico, tanto per iniziare, credi che Gucci ti sceglierebbe? Body positive un cazzo. Sì, ogni tanto qualcuno grasso o brutto raggiunge il successo, hai presente quella Lizzo, che è brutta, grassa e pure negra. Tanto per far vedere che la società è aperta, inclusiva. I maledetti buonisti! Se io ti dico che quella pancetta è ripugnante, è per aiutarti. Ti faccio un favore, lavora su te stesso. Cos’è quella faccia? Pensi che io sia troppo duro. Beh, indovina: il mondo non è gentile, né buono, non ti aiuta. Devi aiutarti da solo. Il mondo è ingiusto! Tutti i mondi lo sono: sennò perché mai sarei qui quando ho prestato il mio servizio a uomini che hanno reso i loro paesi great again? Capitani senza paura, oltre i confini della libertà di espressione, condottieri armati di tweet che hanno trascinato folle, hanno restituito orgoglio a un popolo stanco di essere educato e perdente.

– Questo è il posto degli uomini forti, sfigato con il cappello, e io ero con loro a diffondere il Verbo, a dare l’esempio dal basso, post dopo post, commento dopo commento. Che cosa resta della vita senza la rabbia, senza l’odio? La debolezza, resta la debolezza. Eccolo laggiù, il posto dei deboli, di chi pensava di “andare in un posto migliore”. Triste? Forse. Giusto? Sicuro. Comunque, come vedrai, di loro non c’è neanche l’ombra, sono rimaste solo erbacce. Sono scattati di categoria, avanzati, andati, puf. C’era un poeta lagnoso, arrivato per la troppa vergogna. Quell’idiota non ha idea di cosa sia la vergogna. Qualcuno potrebbe metterti alla pubblica gogna in un batter d’occhio sui social, d’accordo. E allora? Così impari a essere forte! A difendere le tue idee. Tieni la tua posizione. Difendi ciò che hai detto, a ogni costo. Dicono che io sia un violento contro gli altri e non solo. Da quando quei piagnoni sono andati Altrove ci hanno accollato pure le loro colpe.

– Se io ti insulto e tu ti uccidi, la colpa è mia? Non farmi ridere. Lo vedi quello? Ha solo proposto un giochino sui social, si divertivano, si mettevano in mostra con vere prove, non con stupidi tutorial. Poi qualcuno si è fatto male e lui diventa un criminale. Io? Vuoi conoscere la mia storia. Se parlo te ne vai?
Annuisco. Il suo schermo si spegne e si volta verso il bosco in lontananza. Non urla più, fatico a sentirlo.
– Sono lì sulla home di Facebook. Persone che potresti conoscere. Certo che la conosco. Me la ricordo dai tempi della scuola, faceva pena. Era vero. La prof se l’è presa con me, però. Che te lo dico a fare. Chiedo l’amicizia, tanto non l’accetta. E invece. Ah-ah, è dimagrita! Faceva davvero schifo prima, beh anche ora, è uno scheletro. È inquietante. Commenta, invia. Andiamo avanti.
Miliardi di commenti nella testa, sembra di essere rinchiusi nella stanza dell’enigmista.

– Università? Se a malapena venivi promossa! Oh, che spreco, da quanto poi? Sono passati cinque anni, sei ancora alla triennale, se non carichi le foto della laurea non sei laureata, non è meglio se ti ritiri? Un consiglio, eh, da amico. Ci metti così tanto per laurearti in scienze delle merendine? Non troverai mai lavoro. Nessuno ti assumerà. Non sei competitiva. NON SEI ABBASTANZA. Commenta, invia, avanti.
L’idea molesta che non racconti, che bussa forte nella tua testa.
– Non ci credo, è pure fidanzata. Ma è maschio o femmina? Con che coraggio posta quelle foto. Ah, ma qui gliene hanno già dette quattro! Vedi, sfigato con il cappello. Non sono io il problema. Fanno schifo a tutti certe cose. Commenta, invia, avanti. Che palle, niente di nuovo. Che noia. Riproviamo.
Quel silenzio fermo prima della tempesta.
– Cuori in bacheca, fiori, ricordi. Non è il suo compleanno. Morta? Sì, di fame. Ah-ah, l’hai capita? Io la stavo aiutando, le ho detto la verità per farle aprire gli occhi. È stata così stupida da volerli chiudere, debole fino alla fine. Forse sono stato io che non sono stato abbastanza. Ancora queste fitte al petto? Cappellaio spostati, manca l’aria, gira tutto. SPOSTATI HO DETTO.
Bastardi. Dannati fino alla fine, oltre la fine. Sono stufo di loro, anneghino pure nel sangue che hanno fatto scorrere. Tim, muoviamoci, mi sento contagiato da questo fiume livido di rancore, andiamo nel bosco. Non so dirti perché, ma sono convinto di conoscere qualcuno, da quelle parti.