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– Io volevo solo diffondere amore. Volevo solo diffondere amore.

Il vento non è cambiato: bufera, come l’ultima volta. Ma nel vortice c’è qualcosa di nuovo, pungente: miliardi di minuscoli frammenti, pezzi di plastica blu e rossa. Infernale e adesso inquinato: niente raccolta differenziata, c’era da aspettarselo.

– Siete nuovi qui? Dante? Italiano?

La figura che parla di amore, un’ombra tra le ombre. Le braccia incrociate sul petto, gli occhi semichiusi, il corpo curvo in avanti. Si stacca a fatica dai suoi compagni.

– Anche voi per errore? Qualcuno se ne renderà conto e ci porterà via da questa tortura. Non riesco a tenermi in piedi. E queste dita che ti entrano negli occhi. Sono la parte peggiore. Credi di esserti abituato al vento, di aver trovato un punto fisso di equilibrio ed ecco che arriva un pollice, poi un altro, poi un altro ancora ad accecarti. Te li togli dagli occhi ma non c’è sollievo. Questi maledetti cuori ti graffiano le guance, come le spine di una rosa. Dolore, fastidio. È troppo, mi formicolano le guance. Basta, non posso più sopportarlo, qualcuno deve tirarmi fuori da questo incubo. Tim? Sei tu, Tim, insieme a questo italiano? Strano tipo, perché sei insieme a lui, Tim? Tim, tu mi puoi salvare, tu sai che non c’è alcuna ragione perché io sia sottoposto a una dannazione del genere. Siamo taggati come #lussuriosi, dicono. Ma che c’entra la lussuria con il pulsante like?

Dante mette like a Paolo e Francesca

– Cosa c’è di eccessivo, vizioso o peccaminoso nel piacere? Quel pulsante, vuoi dire che sarebbe un indicatore plausibile di dissolutezza? D’accordo individuare il Benjamin Malaussène del caso, il capro espiatorio, ma io dovrei essere premiato, non condannato. Il mio pulsante è quanto di più democratico sia mai stato inventato. Tutti possono dire la loro: mi piace o non mi piace, thumb upthumb down. Semplice, immediato e alla portata di due miliardi di persone senza tutte quelle macchinose procedure della democrazia del Ventesimo secolo. Un post e vediamo che dice il popolo. Questa è democrazia, no? Quello che dice Rousseau. E hai idea di quante relazioni nascono grazie al mio pulsante? Quanta gente faccia amicizia così? Quante storie d’amore? Tutto quel coraggio che ti serviva per dichiararti, faccia a faccia, la voce tremebonda, l’imbarazzo.  Grazie a me, un click, due click, tre click e le frecce arrivano dritte al cuore senza neanche bisogno di parlarle una volta. Tu, per esempio, Dante. Ci sarà qualcuna che, come dite, ti garba, no? Sono stato nel Chiantishire, sì. Tu mi hai detto che vieni da quelle parti, vero? Insomma, con la tua tipa, preferiresti dichiararti o metterle, silenziosamente, un like? Post recenti ovvio, altrimenti sembri uno stalker, Dante. Capisci ciò che intendo? Per quale motivo sarebbe un peccato ispirarsi al principio del piacere? Tu mi dici quello che ti piace e io organizzo tutto, ma proprio tutto, in base alle tue preferenze. Il mio like è democratico, come posso spiegarlo ancora? Siete voi a scegliere! Voi, non io! Un modo piacevole per insegnare agli algoritmi come programmare la vostra vita. Cosa c’è di male? La storia di Paolo e Francesca. E allora? Prendetevela con YouPorn, Tim, non con me.

Dante Alighieri e Tim Berners-Lee nell'Inferno Digitale

Coppia assassinata. Si ipotizza delitto passionale. Si indaga nel passato torbido della ragazza. Tim mi fa leggere sul suo iPad il titolo di un giornale online. La foto a tutta pagina ritrae i volti di due giovani. Uno dei due volti adesso è un’ombra davanti a me, unica, flebile luce un taglio di due occhi tristi e fieri. Sussurra e il vento tace.

– Non prestate attenzione ai titoli dei giornali. Questo poi è un giornale online, scriverebbe qualsiasi cosa pur di ottenere like e visualizzazioni. Vero, la notizia della mia morte non è esagerata. Ma non mi aspettavo questo hating per aver navigato su YouPorn. Dovevano trovare un modo per far dire al misogino di turno che me la sono cercata. È sempre così, voglio dire, spero non lo consideriate come un’esclusiva maschile, il diritto alla pornografia, voi maschietti del Duemila. Beh, a ogni modo. Meglio che ascoltiate da me che cosa è successo.

– Quella sera avevo le scatole piene di Netflix e delle sue serie, tutte diverse, tutte uguali, hanno il sapore mainstream dei panini di McDonald. Apro una nuova scheda del browser, e lo faccio, sì, digito youporn.com. Tu, mi sembra di averti già visto da qualche altra parte, come hai detto che ti chiami? Dante. Beh, senti, Dante, c’era un sacco di roba interessante, roba hard su questo YouPorn. Dopo un po’ di ricerche guardo il video di questo tizio: ragazzi, se era originale… Beh, a ogni modo. Adoro. Pollice su. E pollici su a tutti i suoi video, tutte le sere dopo, per sette sere di fila. Non aspettavo altro che il momento in cui mi sarei collegata al sito.

– Voglio entrare in contatto con lui, diventa un’ossessione, voglio conversare con lui. E allora lo faccio, lo devo fare. Registro un mio video e lo posto. Gli piace. Anche il mio secondo gli piace, e il terzo, il quarto, il quinto e tutti gli altri che da allora ho pubblicato ogni santo giorno. Non pensavo mi mandasse tutte quelle spolliciate, davvero. Eccoci, due amateurs su YouPorn stretti da un legame di ‘mi piace’, che passiamo alla chat privata. Non so come spiegartelo, ma nel passaggio dal linguaggio del corpo alle parole avverto in lui una nota di tristezza che quei video, se erano hard, Dante, ah, se lo erano, quelle performance, dicevo, nascondevano, nascondevano mancanze che sento di dover riempire, di voler riempire, non mi bastava più guardare e farmi guardare, piacere e farmi piacere, scrivere e rispondere da due tastiere a distanza. Per farla breve, ci diamo appuntamento, offline. Quando ci siamo incontrati fuori la birreria, mi sono resa conto di non sapere nemmeno il suo nome, poi me l’ha detto: Paolo. Mi è venuto da ridere perché al liceo il professore di italiano ci aveva raccontato di questa coppia famosa, e i due avevano proprio i nostri nomi. Non so perché e come, eppure questa storia deve avere a che fare con il tizio che mi ricordi tu, Dante. Beh, a ogni modo. Dopo un paio di birre, Paolo mi ha raccontato il perché della sua angoscia. Si era lasciato male con la sua ragazza, una maniaca smanettona, diceva, e lui l’aveva accannata e adesso era convinto che lei gli avesse hackerato l’account YouPorn per spiarlo. Mi sono venuti i brividi. Forse era la canna gelida dell’arma puntata tra le mie scapole. Avrei voluto almeno voltarmi per guardarla ma il colpo secco mi ha fatto barcollare. Credo di essere caduta. Caldo. Cola giù per la mia schiena. Freddo, sento freddo. L’ultima immagine che ho visto è stata: Paolo e i suoi occhi grigi terrorizzati. Com’era quella canzone? And if we should die tonight, we should all die togheter.

I profili social di Paolo e Francesca - Digital Commedia
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– Ne avessi avuta la forza, l’avrei fotografato e l’avrei postato su Instagram. A lui sarebbe piaciuto. Mentre pensavo al suo like, però, stavo qua, killata io, killato lui. Padre, mi perdonerai per i miei peccati? Padre, se c’è un inferno, non farmi entrare.

Dove l’ho già vista, Francesca? La vedo catturata da un’ombra lontana nel vortice. Cammina in quella direzione, a testa alta e senza fretta, come se avesse a disposizione l’eternità. Prendo il mio iPad, non ho forze. Lo lascio cadere come corpo morto cade.

– Io volevo solo diffondere amore.